Il 14 luglio scorso, nell’ambito delle iniziative di preparazione alla Festa della Madonna del Carmine, è stato presentato il “Diario spirituale – Per un controllo della mia anima” di monsignor Valentino Vailati, pubblicato dalle Edizioni padre Pio da Pietrelcina e curato da monsignor Domenico Umberto D’Ambrosio, arcivescovo emerito di Lecce. Pubblichiamo la relazione del prof. Antonio Tomaiuoli, direttore dell’Archivio Storico Diocesano e della Biblioteca Diocesana “Orsini”.


Secondo i precetti degli antichi retori (quelli amanti del parlare bello e convincente), l’oratore poteva organizzare l’exordium partendo o a re (nel nostro caso, l’argomento del libro) o a persona (qui, l’autore, ossia mons. Vailati). La circostanza, ossia la presentazione del Diario, impone la scelta a re, benché, come si vedrà, l’autore e l’opera si incontrino in uno, coincidano sul terreno dell’esistenza. Ma accanto all’autore reale pongo anche il curatore del Diario, ossia mons. D’Ambrosio, che voglio pubblicamente ringraziare non solo per l’amicizia fraterna alimentata dalla stima reciproca, ma anche perché mi ha messo a parte sia dell’esistenza del manoscritto, a lui consegnato dalla sorella di mons. Vailati, sia del proposito di darlo alle stampe. E mi ha pure voluto come suo collaboratore nel lavoro di trascrizione. La figura amorevolmente paterna del Vescovo Vailati ha segnato profondamente le nostre vite con quella della nostra comunità diocesana.
Questa manifestazione, circoscritta e contenuta, intende portare al cuore il ricordo riconoscente e grato della sua persona. Nel medesimo sentimento di riconoscenza e gratitudine accomuno anche mons. D’Ambrosio, Pastore della nostra diocesi negli anni 2003-2009. E mi permetto di avvertire che il 19 di questo mese ricorre la data della sua ordinazione sacerdotale, come pure che a settembre compirà il suo ottantesimo compleanno: 80 anni ricchi di doni e di segni benevoli del Signore che preghiamo di continuare a dare per tanto altro tempo. In fondo, Mosè, dice la S. Scrittura, a 80 anni ha iniziato l’esodo col suo popolo.
Infine ringrazio don Antonio che mi ha sorpreso nell’invitarmi a presentare il Diario di mons. Vailati.

E veniamo al Diario.
Lo scopo precipuo di questa conversazione sta nell’intenzione di offrire alcuni percorsi di lettura, alcuni criteri da tener presente nell’accostarsi al Diario di mons. Vailati, con la speranza di offrire ragioni valide a chi potrebbe porsi la domanda “perché dovrei leggere il Diario?”.
Partiamo dalla etimologia. Il termine “diario” deriva dal latino dies (giorno): prevede, cioè, una qualche sincronia tra i fatti e la loro connotazione temporale. Il giorno ha dunque un radicale rapporto col tempo, realtà affascinante che continua ad interessare filosofi, teologi, storici. Del tempo il “giorno” rappresenta una porzione assai piccola.
Che cosa intendiamo per “tempo”? Facciamo ancora ricorso alla etimologia e diciamo che la parola “tempo” proviene dal greco témnô che significa “io taglio”. Il tempo è una fetta ritagliata, riservata all’uomo, che prende autonomamente le distanze dal non-tempo. Il non-tempo è precisamente l’eternità, soppressa la quale il tempo, etimologicamente, non avrebbe senso. E dunque il tempo, in qualche modo, aspira a riunificarsi con l’eternità, anela all’eterno. Non è lui l’eterno.
Il tempo, il giorno… appartengono all’uomo, misurano il suo esistere, ne raccolgono la storia: passato, presente e futuro, dimensioni che si fondono e si sovrappongono. Depositare nel diario, dunque, la propria storia, i pensieri, le riflessioni è dar vita a ciò che lo scorrere del tempo può lasciare seppellito, è sottrarre gli istanti, le vicende all’oblio del divenire. In tal caso il diario diventa anche e soprattutto uno strumento per il “controllo” di sé: ha dinanzi agli occhi ciò che è importante per ciascuno e che non vogliamo che ci sfugga.

Come avviene la narrazione nel diario?
Di per sé un “diario spirituale”, conforme al suo genere letterario, è una “riflessione” avente per oggetto il permanente confronto – nel tempo a ciascuno riservato – fra il proprio “io” (la propria anima: la parte per il tutto) e Dio. Dicendo “riflessione” salta alla mente l’immagine dello specchio che, spesso impietosamente, riflette i tratti del proprio volto, e dinanzi al quale non c’è velo che possa mascherarci. E così raffiguriamoci questo sacerdote e vescovo mentre, senza finzione, depone in una pagina di quaderno le parole del suo io silenzioso, quello che non parla agli altri, e si riappropria di continuo della propria esistenza, quella che, nel tempo, anela alla eternità e che è di continuo sotto l’azione dello Spirito di Dio. Nella discontinuità del tempo propone a se stesso la continuità del Disegno di Dio su di lui.
A Dio che agisce e chiama bisogna rispondere. E la risposta “consapevole” o, in termini più personali, la “responsabilità” consiste nel temere che questa “vita nello Spirito” possa sfuggirgli di mano, possa essere rapita e dunque consiste – e torniamo a riprendere il termine, ma sotto altra angolazione – nel bisogno acceso di essere “controllata”.
Una prima e immediata lettura può dar luogo a qualche perplessità. Ad esempio, può sembrare una narrazione troppo intimistica: un “io” che appare per nulla sfiorato da quelli che riteniamo problemi seri, e che attraversano la vita di un padre o di una madre o di un lavoratore… e la segnano di ferite, di angosce e dispersioni; un io, cioè, che non grida il suo dolore. Può sembrare, ma non è così. In molti tratti si avverte la delusione per vicende che lo toccano come sacerdote e come vescovo:
Spesso mi è difficile riconoscere le disposizioni divine nelle contrarietà che capovolgono i miei piani, impedendomi una attività tranquilla e feconda, secondo la linea normale da me concepita. Una indisposizione, uno sbaglio magari involontario… e seguo un altro sentiero. È necessario anche qui incontrarmi con il Signore. Distacco, spogliamento interiore (14 marzo 1964).

La delusione, soprattutto, di non saper rispondere al Signore che lo vuole santo. Mons. Vailati sa che la ricerca della santità, in quanto risposta responsabile, atto inerente alla sua persona in quanto tale è ricca di effetti sociali impensabili: santificarsi per comunicare santità.
E lo scrivere emozionato, lo stile esclusivo per il Signore rimarca la scelta essenziale di Dio solo.

In che cosa consiste questa “vita spirituale”? Così è descritta in una delle sue riflessioni:
La “vita spirituale” è la vita con Dio e per Dio. Viviamo questa vita quando dimentichiamo noi stessi in Dio, quando lo amiamo, lo lodiamo, lo ringraziamo. “Vita spirituale” nella grazia significa attendere l’eternità nella fede, nella speranza e nella carità; sopportare le difficoltà di questa vita, non fraternizzare col mondo, vivere secondo la preghiera della Didaché: «Passi il mondo e venga la grazia» (1969, agosto-settembre, n. 6. p. 160)

Era necessario, allora, premettere inizialmente il rapporto fra tempo ed eternità: in tale contesto si comprendono le parole del Vescovo: “attendere l’eternità”, dono di Dio. Un’attesa operosa, accompagnata – egli dice – da altri doni di Dio: la fede, la speranza, la carità e il pensare secondo Dio. Sono gli aspetti che brevemente intendo sottolineare.

a. La Fede.
Il termine, insieme con quelli della stessa radice (fedele, fedeltà), ricorre ben 226 volte nel Diario. Dono di Dio essa arriva a noi mediante il santo Battesimo, il sacramento dei mendicanti: «Comprendo perché la vita cristiana inizia con un atto da mendicante: quid petis ab Ecclesia? Fidem!». È «consapevolezza della presenza di Dio in noi» (1950. Anno Santo); presenza amorevole: «credere al tuo amore per me!» (Loreto, 29 sett. – 4 ott. 1977). «La Fede spinge lo sguardo in profondità» (maggio 1977), e lo rende capace di cogliere il cuore del Mistero, vale a dire «l’Amore misericordioso di Dio». Tutto è Misericordia! Nella ricorrenza del 3° anniversario della sua consacrazione episcopale che in quell’anno, il 1964, coincideva col cinquantesimo di vita, riconosce che la sua vita è «un arcobaleno di Misericordia». Dio è Misericordia! Sempre, perché conosce il cuore dell’uomo.
E qui risulta interessante l’episodio (uno dei pochissimi riportati, assieme a quello di papa Giovanni XXIII) relativo all’incontro col Presidente della Repubblica, Sandro Pertini e riportato nel Diario al 1° marzo 1980:
Come debbo ringraziarti, o Signore, per il dono della Fede!…
Questi pensieri mi son venuti in mente… dopo un colloquio privato avuto dal Presidente della Repubblica Italiana, Sandro Pertini, nella Prefettura di Foggia con i Vescovi della Provincia.
Sinceramente ha detto: «Io non ho la fede. Rispetto, apprezzo molto la religione, se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Mia madre era una donna di grande fede, proprio secondo il Vangelo, praticante, collaborava con il Parroco che è stato il mio padrino di battesimo; adesso il mio più grande amico è il Papa [Giovanni Paolo II], c’intendiamo a meraviglia…». Parla del suo domicilio coatto alle Isole Tremiti e del Crocifisso capolavoro del sec. XIII… Conclude così: «la morte è uguale per tutti. Se dopo morto non c’è più niente, i minchionati siete voi; se dopo morte c’è l’eternità come voi dite, io sono sicuro che mi salverò: perché dovunque siano, verranno a prendermi mia madre e Papa Giovanni [XXIII] per stare con loro».
Come è vera la sentenza del Vangelo: soltanto il Signore conosce quello che c’è nel cuore dell’uomo.

b. La Speranza.
Ne dà una definizione: «La speranza è l’attesa umile e fiduciosa della pienezza dell’amore». L’attesa amorosa di Dio:
Qui [a Manfredonia] rimarrò sino alla chiamata ultima, quando scompariranno tutte le liste dei valori che fanno la cronaca della Gerarchia e rimarrà solo il servizio di amore. Quante vanità ci sono anche nella Chiesa. Quante foglie secche debbono cadere! 25 anni [di episcopato]… Tu solo rimani, o mio Dio, mio tutto, mia misericordia, mia speranza, mia felicità eterna (6 marzo 1986).

Ma pure l’attesa amorosa del futuro di questa sua Chiesa di Manfredonia-Vieste:
[Indizione del Sinodo diocesano] «Non è vanità, è un poco di ardimento, è soprattutto un gesto di speranza nella futura vitalità di questa Chiesa che dovrò consegnare a Cristo Pastore» (24 Nov. 1985).
[E a chiusura del Sinodo] «Ora il seme del Sinodo è gettato; lascio il posto all’azione misteriosa di Dio. A me tocca attendere nella preghiera, nella speranza» (Nov. 1989).

c. La Carità.
È il nome di Dio: «Dio è Amore! (1Gv, 4,8)» La Carità, ossia l’Amore che è Dio. L’intero diario è un inno all’amore di Dio, così come da Vailati percepito, accompagnato alla coscienza della propria inadeguatezza. Di qui la perenne richiesta di perdono e l’affido al Dio Amore misericordioso:
«Persecuzione di amore e di perdono. Mistero di Misericordia. Confiteor omnia peccata mea… Impertinente mediocrità e riluttanza alla sofferenza… La mia salvezza è l’Amore infinito di Gesù; la confidenza in Lui… Nulla sono, nulla posseggo. L’amore di Dio riempie ogni vuoto» (31 dic. 1963). Ed ancora:
«Signore, dilata il mio cuore perché sia aperto a tutto ciò che è bene, riempilo d’intensa carità perché avvicinando in qualsiasi momento i miei fratelli, essi non abbiano a vedere me, ma unicamente Te» (16-19 Sett. 1940).

E la richiesta del dono della carità si “dilata”: «O Signore, mantieni sempre tra noi e nei tuoi sacerdoti il dono della carità» (24 Ag. 1937). E la conseguente amarezza: «Quanto mi rattrista la mancanza di carità tra i chierici!» (Apr. 1970).

d. Il pensare secondo Dio.
Qui voglio richiamare solo alcune delle parole che Papa Giovanni XXIII rivolge al neo eletto vescovo Vailati, ricevuto in udienza privata:
[Dice il Papa] «Ero da poco tempo sacerdote, quando il Rettore mi incaricò di spiegare ai miei compagni il capo 23 del libro III dell’Imitazione di Cristo (me lo recita a memoria). Spiegando quel brano ho avuto come una luce intensa: – è proprio per me – dissi, e chiesi al Signore la Grazia di credervi fermamente. Questa grazia il Signore me l’ha fatta… Così si ricordi anche lei.» (25 Gen. 1961).

Quale segreto nasconde il capitolo della Imitazione di Cristo? Questo: «a) Studiati, o figlio, di fare la volontà di altri, piuttosto che la tua. b) Scegli sempre di avere meno, che più. c) Cerca di avere il posto più basso e di essere inferiore a tutti. d) Desidera sempre, e prega, che in te si faccia interamente la volontà di Dio. Un uomo che faccia tali cose, ecco entra nel regno della pace e della tranquillità».
Scorrendo il Diario, si ritroveranno vissuti questi quattro consigli di vita secondo il pensare di Dio. La consapevolezza della propria nullità è la fonte della vera saggezza. Dal nulla e sul nulla Dio crea le sue meraviglie.

Conclusione.
Due sintetici pensieri.
1. Mons. Vailati è stato riconosciuto come storico appassionato. Ma si deve dire di più: nel Diario egli rivela il possesso del “senso” della storia, ossia dei singoli istanti di vita visitati dalla Misericordia di Dio.
2. A prima vista mons. Vailati poteva apparire come uomo freddo che poneva distanza nei rapporti personali. La intensa spiritualità, così come appare dalla lettura del Diario, rivela quanto sia prodotto di facile pressapochismo il fondare tutto sulle apparenze. Piuttosto il Diario di questo uomo-sacerdote-vescovo potrebbe essere come una stazione di servizio e di rifornimento cui attingere autentiche sollecitazioni a vivere meglio i giorni.

Questa presentazione non esaurisce la ricchezza della spiritualità di mons. Vailati. Spero solo di aver esposto, pur se in minima parte, le ragioni del perché sia “doveroso” leggere il Diario di un tale vescovo.
Grazie.

Parrocchia S. Maria del Carmine
Manfredonia 14 luglio 2021

Questo sito fa uso dei cookie soltanto per facilitare la navigazione. Maggiori informazioni

Informazioni sui cookie I Cookie sono porzioni di codice installate all'interno del browser che assistono il Titolare nell'erogazione del servizio . Questo sito utilizza soltanto cookie tecnici, che hanno la funzione di permettere lo svolgimento di attività strettamente legate al suo funzionamento: • Cookie di navigazione, per mezzo dei quali si possono salvare le preferenze di navigazione e migliorare l'esperienza di navigazione dell'Utente; • Cookie analytics, che acquisiscono informazioni statistiche sulle modalità di navigazione degli Utenti. Tali informazioni sono trattate in forma aggregata ed anonima; • Cookie di funzionalità, anche di terze parti come Google, Facebook, Twitter , Youtube, utilizzati per attivare specifiche funzionalità di questo spazio online e necessari ad erogare il servizio o migliorarlo. Questi cookie non necessitano del preventivo consenso dell'Utente per essere installati ed utilizzati. In ogni caso l'Utente ha la possibilità di rifiutare i cookies modificando le impostazioni del browser. Per altre informazioni vai alla pagina informazioni legali di questo sito.

Chiudi